Il Canale Cavour – Una storia di uomini e di acque

Libro fotografico, 224 pagine a colori, 30x20cm, carta patinata.

Un viaggio in compagnia del Canale Cavour

Quando, non più giovane, vidi per la prima volta l’edificio di presa del Canale Cavour a Chivasso, ne rimasi affascinato. In seguito, documentandomi sulla storia di questa importantissima opera di ingegneria idraulica, ne fui dapprima sorpreso e poi ammirato.

Pensare che oltre centocinquant’anni fa si potesse ideare una simile impresa e la si potesse portare a compimento in meno di tre anni solo con pala e picco o poco di più, è a dir poco stupefacente.

Quattordicimila uomini al lavoro per costruire un manufatto lungo oltre ottantadue chilometri con una pendenza del  ventuno per mille, che si snoda in trentasette rettilinei e trentasei curve, duecentodieci sifoni, centouno ponti e sessantadue ponti-canale. Tre province attraversate: Torino, Vercelli e Novara. Quattro sottopassi con tombe a sifone sull’Elvo, sulla Sesia, sull’Agogna e sul Terdoppio. Quattro ponti-canale sulla Dora Baltea, sul Torrente Cervo, sulla Rovasenda e sulla Marchiazza. Tre affluenti, il diramatore Alto Novarese, il canale Farini ed il canale Regina Elena. Numerosi anche i caselli di custodia e gli organi di manovra.

Durante un lavoro documentaristico sul riso, le mie incursioni nelle campagne vercellesi e novaresi mi hanno portato più volte a incrociare il suo percorso. Mi sono trovato spesso da solo, al cospetto di sua maestà il Canale Cavour ed ho potuto osservarlo senza fretta e con occhio attento. Mi è sembrato un meccanismo perfetto, assolutamente attuale nella sua apparente semplicità. L’unica cosa che ne denota l’età è la cura con la quale i manufatti idraulici sono stati costruiti e ciò mi ricorda quanto evocato dallo sguardo sulle costruzioni civili dello stesso periodo.

Attirato da alcune località particolari di cui avevo solamente letto o sentito parlare, trovandole così vicine a casa e colpevolmente a me sconosciute, ho voluto dapprima fotografarle ed in seguito condividerle nella speranza di suscitare in chi le guarda lo stesso ammirato stupore che ho provato di fronte a loro. Mi riferisco in particolar modo all’attraversamento del fiume Sesia per mezzo di una tomba a sifone, allo stesso edificio di presa o ad uno dei monumentali ponti canale che lo attraversano.

Ho avuto l’opportunità di conoscere personaggi d’altri tempi, custodi delle acque ed appassionati del loro lavoro, dotati di grande esperienza e rara sensibilità. Discorrere con loro è stata un’esperienza straordinaria.

Ho identificato alcuni degli scorci più significativi e caratteristici ed ho cercato di fissarli con il mio obiettivo anche se non si tratta dei più suggestivi. Nel mio immaginario, infatti, quando penso alla bellezza del Canale Cavour lo immagino in una calda giornata di sole scivolare lentamente e sonnacchioso verso la sua destinazione, attraversato dai caratteristici ponti in mattoni. Le fotografie che ho scattato invece sono un’esortazione a ripercorrere i miei passi ed ammirare i paesaggi e i dettagli quasi fossero i capitoli di un libro che possono essere letti anche in ordine sparso.

Le immagini sono corredate da una breve didascalia, dall’indicazione della direzione di scorrimento delle acque, da un progressivo chilometrico e da un orientamento cartografico.

Con questo lavoro ho avvertito la necessità di esprimermi sull’argomento con una personale raccolta di scatti appartenenti a un viaggio, da mostrare agli amici. Se riuscirò a suscitare curiosità mi potrò ritenere soddisfatto.

Massimo Mormile